MI S-BLOCCO

“Sono marmo, sono un blocco. Tutto d’un pezzo. Nessuno mi smuove. Sono muro. Sono baluardo.

Sono o non sono? Ad un certo punto mi viene un dubbio, una crepa. Sono ferma. Compatta. Ma non vado da nessuna parte. Sono esposta al posto in cui sono. Dalla crepa passa l’aria. Respiro la vita. Forse c’è altro che l’essere qui? La vita mi invita a scoprirmi, a farmi strada. Decido: mi scalpello! Voglio venire fuori. Voglio rischiare. “Chi non risica non rosica”. Ecco il primo colpo di scalpello. Il marmo è duro, il processo è faticoso. All’inizio non si vede nulla. Ci vuole costanza e fiducia. L’opera sta già nel gesto della mano. L’azione. Ogni colpo è un fracasso, un rumore a volte molesto. Perdo i pezzi come lacrime. Qualche colpo va a vuoto o è malriposto, ma nel frattempo io esco. Cresco. Qualche volte piove e anche la goccia mi scava, lenta ed implacabile. Divento sempre più esposta. Esco alla vita come farfalla dal bozzolo. Con tempo e fatica. Ma non rinuncio alle ali.  Ali fragili, ma leggere. Solo con esse posso volare, esplorare. Scopro consistenze, scopro colori. Sono un pezzo unico perché ci ho messo mano. La fatica è diventata una forza leggiadra, non ostentata. La  mia centratura. Mi sblocco da un contenitore che a volte mi conserva e a volte mi tiene troppo stretta. Presente che esce da un “presente”. Scartata. Sorpresa, dalla vita e per la vita!”

Ho scritto queste parole, di getto, a novembre 2020. Eravamo già da qualche mese ufficialmente in pandemia, un tempo sospeso, appeso agli eventi e quasi surreale. Io stavo ancora raccogliendo i cocci di uno tsunami personale che, nel 2018, aveva stravolto  e capovolto la mia vita, le mie certezze.

Le parole disegnano l’immagine di qualcosa che sentivo nascere dentro di me. Nonostante tutto.

Perdere una “S”, come nel gioco di parole del titolo, è come rompere l’anello che ci tiene agganciati ad una catena, al rigido “così è stato e così sarà”. E’ uscire dal blocco che ci tiene cristallizzati, come spesso fanno le aspettative degli altri su di noi o le nostre paure. E’ prendere forma. Non c’è un tempo per finire di crescere. Ognuno ha il suo punto e il suo tempo di sblocco e di svolta. Spesso gli eventi, quelli più forti e traumatici, concorrono a definire il “salto”, lo scatto di crescita. Si cresce a volte nostro malgrado, ma veramente – ovvero con consapevolezza -, se si fa di questi eventi un’opportunità di conoscerci meglio, di toccare la carne viva o la nuda vita del nostro essere.

La crepa

Le crepe o le ferite, come scrive Simone Cristicchi nel suo libro autobiografico “Abbi cura di me”, sono feritoie attraverso le quali scoprire e vedere “oltre”la superficie delle cose, per chi ha il coraggio di non chiudere gli occhi ma di continuare ad affinare la vista, nonostante la luce spesso ferisca lo sguardo.

C’è sempre una fatica o un dolore che accompagna il cambiamento che per essere reale deve avvenire dall’interno.

La logoterapia (letteralmente terapia attraverso il significato), oltre ad ampliare il nostro sguardo – per comprendere e ricomprendere – ci invita altresì ad affinare la coscienza, quello che viene definito il nostro organo di senso. Il significato (da LOGOS), infatti, non è solo qualcosa che si pensa, si ragiona, ma qualcosa che SI SENTE. E le nostre scelte si basano sul sentire.

Farsi strada

Farsi strada è ben diverso da seguire un percorso già tracciato ma vuol dire continuamente mettere in discussione e scegliere cammini già intrapresi o aprirne di nuovi. Vuol dire dismettere la modalità “pilota automatico” e decidere consapevolmente il proprio percorso.

E così porte che si chiudono e strade che si interrompono all’improvviso diventano l’opportunità per domandarsi “sono nella dimensione o sulla strada giusta? Posso fare di meglio o di nuovo?” e diventano la spinta per intraprendere o creare qualcosa di inedito. Sono tempi di svolta. Sono tempi in cui possiamo maturare una consapevolezza: non sono le porte chiuse o le strade interrotte a definirci (il CHE COSA ci accade), ma il modo (il COME) in cui scegliamo di rispondere (la RESPONSABILITA’) a ciò che ci capita.

L’azione

Un pensiero o una scelta non seguiti dell’azione sono sterili, non generano cambiamento.

La logoterapia ci invita non solo ad affinare la coscienza ma soprattutto ad essere presenti e attivi, soggetti che liberamente e responsabilmente conducono e costruiscono la propria vita, mattone dopo mattone, azione dopo azione.

Eraclito diceva “ogni giorno quello che scegli, quello che pensi e quello che fai è ciò che diventi”. Victor Frankl, fondatore della logoterapia, ci dice che ogni decisione è autoformazione, è una auto configurazione. Per Frankl noi siamo condizionati, ma non determinati. E la differenza tra questi due termini è sostanziale e in sé già liberante.

Frankl testimonia che in tutte le situazioni della vita c’è sempre un margine di libertà di libertà e responsabilità e sta a noi respirarci dentro e farne spazio di vera vita.

Crescere

Processo mai concluso, graduale o per “salti”, avviene nel tempo. Crescere o lasciar crescere (gli altri, i figli) significa accettare il rischio, la sofferenza e la fatica  ed, al contempo, essere coraggiosi e non trattenuti, incoraggianti e non allarmanti. Vivere la vita con un atteggiamento di “sfida” e di speranza.

Per Frankl l’uomo si realizza uscendo da se stesso. Lo stesso significato della parola esistenza ce lo racconta. La parola esistere deriva dal latino ed è composta da “ex” (da, fuori)  e “sistere” (stare) significa “uscire” e al tempo stesso “essere in atto”, per dire che la struttura dell’essere umano è una struttura essenzialmente aperta, esposta, ovvero chiamata fuori a rispondere, ad agire e a “rivelarsi”, ovvero togliere il velo, manifestarsi. L’essere umano è sempre in cammino, in tensione verso un dover essere che non è mai completamente raggiunto ed è questa la nostra avventura!

Nel processo del counselling l’obiettivo non è raggiungere risultati materiali ma crescere, portare la persona a riconoscere il proprio contributo, la propria responsabilità e quindi il proprio spazio di intervento in “quella” situazione specifica che porta come problema e in altre che potrebbe incontrare. E se non c’è personalizzazione non ci può essere azione e quindi cambiamento.

Esplorare

Ci sono territori da esplorare fuori di noi, nel mondo e nell’altro, e dei quali fare esperienza, ma ce ne sono altrettanti e sconfinati da esplorare e conoscere dentro di noi.

Nel tardo pomeriggio del 7 luglio del 1942 Etty Hillesum (ebrea al tempo della repressione nazista) scriveva nel suo diario: “la vita è così curiosa e sorprendente e infinitamente piena di sfumature, a ogni curva del suo cammino si apre una vista del tutto diversa … dobbiamo avere il coraggio di abbandonare tutto, ogni norma e appiglio convenzionale, dobbiamo osare il gran salto nel cosmo, e allora, allora sì che la vita diventa infinitamente ricca e abbondante, anche nei suoi più profondi dolori”.

Il presente

E’ il tempo dell’azione, è in tempo in cui esattamente siamo e non più siamo stati e non ancora saremo. E’ il tempo in cui compiere il passo, piantare il seme, è il tempo del compito. E’ il tempo del “se non tu, chi? Se non ora, quando?”

Etty, il 4 agosto del 1941, scriveva “E’ qui, ora, in questo luogo e in questo mondo, che devo trovare chiarezza e pace e equilibrio”.

 E’ il tempo della salute (intesa come ordine, armonia ed equilibrio),  del ben- essere e della Vita.

Più avanti, infatti, in una pagina scritta in una domenica di settembre del 1942 sempre Etty ci testimonia cosa significa vivere intensamente: “io vivo, godo e consumo la vita al punto che non ne rimane più niente”.

La  meraviglia

Con quale atteggiamento nutrire i nostri giorni?

Vivere con gli occhi sgranati dei bambini e con la coscienza di “questo immenso non sapere”, come scrive la poetessa Chandra Candiani,  facendo pratica della meraviglia, esercitandosi in essa ogni giorno e in ogni incontro.

Possiamo partire dalla natura, dalle nostre relazioni o da quella ricca e fornitissima “biblioteca esistenziale” che è il nostro spazio interiore. Basta aver voglia di aprire e scorrerne le pagine!

Da settembre riparte a vele spiegate il mio impegno ad accompagnarvi, con dedizione e professionalità, nelle curve, nelle pieghe e nelle crepe del vostro cammino o semplicemente tendendo una mano alle vostre risalite!

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